Diventare un’impresa sostenibile è un obiettivo sempre più vicino per la maggioranza delle aziende, anche italiane. Ma da dove si comincia? Quali sono i requisiti di una impresa sostenibile? Una domanda che un numero sempre crescente di imprenditori si pone, sia per capire se il processo di sostenibilità avviato in azienda sia sulla strada giusta, sia, per chi non ha ancora iniziato, per muovere i primi passi nella direzione corretta.
Lo scenario italiano: impresa sempre più sostenibile
Quanto è importante la sostenibilità oggi per le imprese italiane, e quanto viene realmente applicata, al di là delle buone intenzioni? Per quanto riguarda il territorio italiano abbiamo un dato certo: secondo ISTAT il 59,5% delle imprese manifatturiere ha intrapreso, già nel 2022, azioni di sostenibilità. Una percentuale che si stima salirà fino al 64,5% nel triennio 2023/2025. Ma come si diventa imprese sostenibili? Abbiamo identificato tre requisiti, non necessariamente di natura tecnica, per identificare le aziende destinate a diventare sostenibili con successo.
Primo requisito: la volontà aziendale e il change management
Oggi, in molti casi, quando si parla di sostenibilità di impresa il primo pensiero va alle norme di settore (citiamo, a titolo di esempio, CSRD). Tuttavia, va sottolineato che interpretare la sostenibilità come una sorta di checklist di adempimento normativo – regolatorio è incredibilmente limitante, oltre che rischioso per l’equilibrio aziendale.
Prima di tutto perché la sostenibilità è un tema di ampio respiro, che richiede da parte dell’azienda la volontà di plasmare una nuova prospettiva. Poi perché, nella maggior parte dei casi, le norme stesse prevedono un livello inedito di progettualità. Già la Corporate Sustainability Reporting Directive, per esempio, prevede la possibilità di mettere a bilancio le azioni future a favore della sostenibilità. Un livello di progettualità e flessibilità che semplicemente non è governabile se a monte non ci sono una volontà e una visione precise.
Secondo requisito: l’analisi di doppia materialità nell’impresa sostenibile
Il secondo principio parte da una considerazione mutuata dal mondo della comunicazione: in molti casi la percezione all’interno di una realtà è diversa da come questa viene realmente percepita all’esterno. Per avere un buon punto di partenza per la propria strategia di sostenibilità, un’azienda deve prima di tutto avere una visione olistica di sé stessa.
L’analisi di doppia materialità risponde a questo bisogno. Si tratta, infatti, di un approccio che valuta gli impatti ambientali, sociali e di governance, secondo i parametri ESG, sia dal punto di vista economico sia sulla società e sull’ambiente. Questo significa considerare sia come i parametri ESG influenzino la performance finanziaria e la sostenibilità, sia come l’azienda contribuisce agli obiettivi di sviluppo sostenibile e alla transizione green.
L’analisi di doppia materialità aiuta a identificare opportunità e sfide legate alla sostenibilità, a comunicare in modo trasparente le loro strategie e i loro risultati agli stakeholder e a integrare i principi ESG nella loro gestione e nel loro reporting. Fornisce, insomma, quella visione dall’esterno e oggettiva indispensabile per un buon progetto, definendo una serie di priorità anche su base pluriennale.
Terzo requisito: lavorare correttamente sui parametri ESG
Non possiamo dimenticare infine gli aspetti più formali che un’azienda deve osservare per considerarsi a tutti gli effetti sostenibile. L’adozione dei parametri ESG, come raccontiamo da tempo, è diventata una componente cruciale della strategia aziendale. L’introduzione della Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) nasce con l’intenzione di supportare le aziende nel processo decisionale. La CSRD, infatti, funge da bussola normativa che guida le aziende nella definizione e nell’implementazione delle giuste metriche ESG. Oltre a standardizzare la rendicontazione ESG, la integra anche nei processi di pianificazione e rendicontazione finanziaria delle aziende.
Un passaggio fondamentale perché di fatto i parametri ESG sono elevati da semplici indicatori di responsabilità sociale a metriche strategiche che influenzano direttamente la valutazione e la performance aziendale.
Inoltre, la CSRD promuove un approccio olistico che incoraggia le aziende a vedere la sostenibilità non come un obiettivo accessorio, ma come un elemento centrale della loro strategia e governance.
L’impresa sostenibile e la capacità di andare oltre
Dalla descrizione di questi tre che potremmo definire macro-requisiti emerge senza dubbio un principio fondamentale: la vera sostenibilità richiede volontà e visione. Solo così, infatti, è possibile trasformarla in una reale opportunità. Sia, per esempio, per creare nuove aperture verso filiere particolarmente virtuose, sia per conquistare nuove fasce di pubblico. Si pensi per esempio al settore food, in cui, al di là di quanto richiesto dalle norme già attente del mercato europeo, la sensibilità dei consumatori è sempre più alta.
Conquistare oggi la sensibilità per recepire questo bisogno e trasformarlo in valore etico aziendale significa entrare in connessione con il nuovo, e sempre più numeroso, pubblico che ha fatto propria l’idea di sostenibilità.