Il bilancio di sostenibilità è uno strumento indispensabile per le imprese in quanto rappresenta il quadro integrato della situazione economico-patrimoniale, sociale e ambientale nei confronti della comunità finanziaria e degli stakeholder. Negli ultimi anni ha acquisito maggiore centralità anche di fronte a un’evoluzione del modo in cui le organizzazioni si presentano al mercato. Non sono, infatti, più sufficienti gli indicatori di performance finanziaria.
Le organizzazioni che hanno adottato una cultura di Corporate Social Responsibility (CSR) hanno arricchito la propria reportistica istituzionale, includendo la cultura della sostenibilità, tematica sulla quale è intervenuto anche il legislatore, imponendo precise e puntuali prescrizioni normative.
Il bilancio di sostenibilità e il contesto di riferimento
Per tutte le aziende, la sostenibilità è un elemento strategico al cui interno sono racchiusi diversi vantaggi, tra cui la costruzione di un business sostenibile e duraturo nel tempo, accompagnato da un’immagine solida e credibile (green reputation). Non solo: a livello di gestione, le aziende stanno affrontando la necessità di affiancare ai modelli di sviluppo e investimento tradizionali, anche soluzioni di impact investing, oltre a provvedere alla realizzazione di una politica etica e ambientale atta a migliorare il rapporto con i propri dipendenti. In aggiunta a tutto ciò, la sostenibilità consente di accedere a nuovi mercati e a nuove forme di capitali o modelli di business partecipativi, con l’obiettivo cardine di perseguire la ricerca di una migliore performance aziendale orientata a tutelare le generazioni future.
Rendicontazione non finanziaria: il quadro normativo vigente e sue evoluzioni
In questo contesto socio-economico, in cui la sostenibilità è elemento di sopravvivenza-opportunità nei contesti competitivi di riferimento, in ambito normativo sono state attuate direttive che rendono il bilancio di sostenibilità obbligatorio. Infatti, il 30 dicembre 2016 è stata recepita nell’ordinamento italiano la Direttiva 95/2014, nota come Non Financial Reporting Directive (NFRD), attraverso il Decreto legislativo n. 254 in materia di “comunicazione di informazioni di carattere non finanziario”, che introduce l’obbligo di redazione della dichiarazione non finanziaria solo per aziende con determinate caratteristiche:
- “enti di interesse pubblico” con un numero di dipendenti superiore a 500, che superano almeno uno dei seguenti limiti dimensionali: totale dello stato patrimoniale superiore a 20 Mio EUR; totale dei ricavi netti delle vendite e delle prestazioni superiore a 40 Mio EUR;
- “enti di interesse pubblico” che sono società madri di un gruppo di grandi dimensioni, vale a dire costituito da una società madre e una o più società figlie che, complessivamente, su base consolidata, presentano i requisiti di cui al precedente punto.
Inoltre, la dichiarazione non finanziaria, individuale e consolidata, deve contenere al suo interno tutte le informazioni relative alle tematiche ambientali, sociali, attinenti al personale, al rispetto dei diritti umani, alla lotta contro la corruzione, con il fine di comprendere l’andamento, i risultati e l’impatto dell’attività di impresa.
Per quanto concerne le metodologie di rendicontazione, invece, il decreto lascia ampio margine alle aziende, permettendo di ricorrere alla ad una “metodologia autonoma di rendicontazione”, che può essere basata su criteri di valutazione e principi di rappresentazione, autonomamente individuati, seppur nel rispetto di standard di riferimento certificati, quale prassi di rilevante applicazione pur non essendone richiesta esplicita obbligatorietà.
La direttiva CSRD e l’obbligatorietà di certificazione
A livello europeo, la Commissione ha approvato il 21 aprile 2021 la proposta di direttiva Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), che prevede un profondo processo di revisione, e che sostituisce – e in parte integra – la NRFD, collocandosi all’interno di un contesto storico dove le imprese sono sempre più consapevoli dei rischi e delle opportunità connessi ai temi relativi alla sostenibilità.
Tra le principali novità introdotte dalla CSRD, troviamo l’ampliamento dell’ambito di applicazione soggettivo degli obblighi di informativa (reporting) che prevede:
- l’inclusione di tutte le grandi imprese, sia quotate che non quotate, oltre alle PMI quotate su un mercato regolamentato (entro 3 anni dall’entrata in vigore);
- la specifica delle informazioni che le società devono riportare, in maniera coerente con i principi di informativa (reporting) in materia di sostenibilità a livello europeo;
- l’obbligo di certificazione dell’informativa di sostenibilità;
- la presenza di presidi e procedure adeguati, quali procedure di due diligence, al fine di assicurare una corretta informativa al mercato.
Il reale impatto della sostenibilità sui processi e sui sistemi informativi aziendali
Ma qual è il reale impatto derivante da un bilancio di sostenibilità all’interno delle aziende? Considerati tutti gli sforzi e gli investimenti che le imprese hanno affrontato in precedenza per predisporre agevolmente il bilancio di esercizio di tipo esclusivamente “financial”, ad oggi è essenziale sicuramente procedere verso un riesame e una rivalutazione delle necessità di change management in chiave organizzativa, architetturale IT e di comunicazione richieste per una corretta predisposizione della nuova informativa di sostenibilità.
In molte realtà aziendali italiane è stato svolto un ampio lavoro in termini di adeguamento di processi e di metodologie applicative per la determinazione e l’alimentazione degli indicatori di sostenibilità secondo prassi internazionali e standard (Global Reporting Initiative) generalmente accettati dalle disposizioni regolatorie attuali. Tuttavia, un grande tema da affrontare è quello relativo ai processi operativi alimentanti e dei sistemi a supporto, la cui orchestrazione in sede di closing di un bilancio risulta determinante in termini di rispetto dei tempi e di affidabilità dell’informativa comunicata.
Pertanto, per la stesura del bilancio di sostenibilità è indispensabile un elevato grado di capacità organizzativa e anticipatoria in chiave di pianificazione degli investimenti, oltre a una costante e attenta valutazione di quali sistemi e procedure applicative occorre dotarsi per gestire al meglio l’informativa aziendale rappresentativa di questa grande sfida di cambiamento. L’impatto del cambiamento richiederà di adeguare quindi anche i processi di generazione dell’informativa non financial, che dovranno essere supportati da architetture informatiche ben definite e strutturate, in modo da garantire elevati livelli di performance elaborativa nell’esecuzione dei calcoli, a partire dalla raccolta dei dati origine, opportunamente stratificati ed organizzati in appositi data layer e data hub in modo da assicurare una corretta e puntuale disclosure della così “ricercata” sostenibilità dei nostri giorni.